L’Organizzazione Mondiale della Salute (OMS) del resto è stata chiara: la violenza contro le donne continua a rappresentare uno dei problemi maggiori di salute pubblica globale e le situazioni di emergenza, inclusa l’epidemia del COVID-19, non fanno altro che acuire la situazione. A livello globale, una donna su tre ha sperimentato almeno una volta violenza fisica e/o sessuale da parte del proprio partner. Ma è sempre l’OMS a citare i dati pubblicati da Axios che tracciano un quadro desolante: la violenza sulle donne è infatti triplicata durante l’emergenza del Coronavirus rispetto all’anno scorso. Connesso al tema della violenza di genere si intreccia un altro filone altrettanto odioso e ripugnante, che è quello del “reveng porn” e dei gruppi di istigazione allo stupro su Telegram. Il tema non è ancora molto conosciuto, pochi e sporadici sono stati finora gli interventi per denunciare e tentare di arginare un fenomeno in forte ascesa. Su Wired quasi un anno fa venne pubblicato un articolo che faceva luce su questi gruppi, che utilizzavano, estorcendole e manipolandole, foto di donne ignare su Instagram, alcune anche note al grande pubblico. Il sei aprile Chaty La Torre, avvocatessa da anni molto attiva nella tutela dei diritti civili, pubblica una immagine diffamatoria che la ritrae e che era stata pubblicata a seguito della denuncia di alcuni di questi gruppi. “E per aver provato a combattere, insieme ad altre donne e ad altri uomini che giustamente si indignano come noi donne di tanto schifo, ecco di cosa invadono la rete. Meme sessisti, frasi indegne.”. La La Torre allude proprio ai messaggi fortemente violenti, accanto a foto estorte ad ex fidanzate o anche alle proprie figlie minorenni, che capita di leggere in alcuni di questi gruppi. Sempre Wired stima in piĂą di 43mila iscritti in due mesi, 21 canali tematici collegati e un volume di conversazioni che si aggira sui 30mila messaggi ogni giorno. Ogni giorno circolano foto e video di atti erotici e sessuali pubblicati senza il consenso o la consapevolezza delle vittime e utilizzati per mettere in scena il rito dello stupro virtuale di gruppo neppure celato; la maggior parte dei gruppi ha dei nomi che non lasciano spazio all’immaginazione; quello con piĂą iscritti si chiama “Stupro tua sorella”. Che fare? L’isolamento da Coronavirus non può e non deve essere una giustificazione o un movente, la violenza va punita: che sia fisica o psicologica. I Centri antiviolenza hanno necessitĂ di avere piĂą fondi per far fronte alla situazione ma occorre investire anche in educazione e formazione, altrimenti questa spirale di violenza non si spezza. Il 1522 è il numero da chiamare per denunciare, o si può ricorrere anche all’app YOUPOL. Diversi sono poi gli sportelli d’ascolto, come quello del Cav di Cosenza “R. Lanzino” o il progetto “I Have e choice”. Simone de Bouvoir, di cui abbiamo ricordato la scomparsa qualche giorno fa diceva che “nessuno è di fronte alle donne piĂą arrogante, aggressivo e sdegnoso dell’uomo malsicuro della propria virilitĂ .” Bene. La crisi degli uomini genera orrori, poniamo rimedio, tutti quanti, tutti insieme.
Pagine: 12