di Margherita Corriere
Oggi vorrei farvi conoscere l’antesignana dell’avvocatura al femminile : Ortensia. È bene precisare che nell’antica Roma alle donne non erano riconosciuti diritti ,

costrette a sottostare alla tutela di un uomo, prima il padre e, poi da sposate, il marito; le uniche donne alle quali era garantita una certa indipendenza erano solamente le Vestali.
Ed infatti per gli antichi romani le donne non potevano mai decidere , essendo considerate “ inferiori “ per ignorantia iuris (ignoranza della legge), imbecillitas mentis (inferiorità naturale), infirmitas sexus (debolezza sessuale), levitatem animi (leggerezza d’animo).
Ma di queste asserzioni , che oggi appaiono non solo assurde ma illecite, non era per niente convinta la giovane Ortensia che tutelò nel 42 a.C. le ragioni delle donne romane contro un’imposizione fiscale ai loro danni , ritenuta esosa . La sua orazione venne valutata straordinaria non solo per l’eccezionalità dell’evento ma anche per le puntuali argomentazioni utilizzate .
Ma conosciamo meglio questa brillante oratrice : Ortensia era la figlia di Quinto Ortensio Ortale famosissimo avvocato e antagonista di Cicerone, che era arrivato alle massime cariche diventando console. Egli aveva concesso alla figlia di avere una istruzione superiore, quella che i romani riservavano esclusivamente ai figli maschi.
Orbene le donne dell’aristocrazia romana conoscevano ed apprezzavano la bravura e le capacità oratorie di Ortensia; pertanto quando costoro si sentirono iniquamente danneggiate da una decisione dei triumviri che ordinava una forte tassazione alle matrone, le chiesero di rappresentarla in tribunale, atteso che le loro richieste di essere appoggiate dalle mogli e dalle madri dei triumviri non avevano sortito nessun effetto
In quella occasione Ortensia dimostrò di essere un’abile oratrice perché seppe utilizzare le argomentazioni del diritto romano secondo il quale alle donne, essendo negato l’accesso al potere ed alle cariche della magistratura , di conseguenza non doveva essere chiesto nemmeno il pagamento di tasse per il suo esercizio. Ortensia superò il tradizionale divieto di parola pubblica femminile: le guerre esterne e civili – affermò- hanno privato le matrone di padri, figli, mariti e fratelli; quindi in molti casi non hanno più alcun familiare maschile che le tenga sotto tutela e che le rappresenti davanti alla legge; pertanto possono e devono difendersi da sole. Testualmente queste furono le parole della giovane oratrice : “Perché mai le donne dovrebbero pagare le tasse, visto che sono escluse dal potere e dalla vita pubblica?”. Ortensia riuscì a vincere nella sostanza la causa ; infatti vennero tassate solo 400 matrone – quelle ricchissime – delle iniziali 1400, ma il fatto singolare per la società romana era stato che una donna era riuscita a far riconoscere le ragioni di altre donne, parlando pubblicamente, davanti ad un tribunale formato di soli uomini.
Ma tutto ciò non segnò la definitiva conquista di parola pubblica da parte delle donne , in quanto provvedimenti dei decenni successivi si preoccuparono di sanare tale “anomalia” con un esplicito divieto di accesso, per le donne, a tutte le cariche pubbliche e alla magistratura. D’altra parte ben sappiamo come assai tardi sia stato rimosso tale divieto anche nell’Italia del Novecento. Tuttavia Ortensia rimarrà sempre nella storia come la prima grande e illustre figura di donna avvocato, che ha fatto risuonare nella Roma repubblicana una voce femminile autorevole e la sua arte oratoria in difesa dei diritti delle donne.