di Isabella Marchiolo
La quarantena e il lockdown. Scuole e asili chiusi, il ritorno della terrificante Dad. Questi incubi turbano i sonni degli italiani alla prospettiva che il Governo prolunghi lo stato di emergenza fino al 31 dicembre.

Circolano sul web e si moltiplicano nelle chat dei social correndo lungo le due linee parallele dei complottisti e gli ansiosi, ma sapere che non si è ancora ufficialmente usciti dalla pandemia solo in pochi evoca il ricordo delle bare di Bergamo, le ossessive sirene delle ambulanze, gli ospedali al collasso.
Nello scenario che ci attende, il virus in sé è una pallida comparsa e la posizione della gente è vicina alle farneticazioni di Vittorio Sgarbi, che invita gli italiani all’insurrezione. Insomma l’annuncio di un imminente discorso di Conte alla Nazione, che già si vedeva legittimamente fuori dal rischio Covid, ha ingrossato le file dei sostenitori del Grande Inganno. Ovvero: il coronavirus non è mai esistito e, adesso che si è ripreso a vivere, nelle stanze dei bottoni si ritorna a fomentare la paura nelle fragili menti delle folle. L’opinione più diffusa tra Face e Twitter è quella di un diabolico disegno dittatoriale e che il perdurare dello stato di emergenza serva in realtà a bloccare le elezioni mantenendo al potere gli attuali amministratori. Mentre inesorabilmente sfuma la deadline dello stato di emergenza, schedulato fino al 31 luglio, le parole più frequenti sul web sono “criminali” e “terroristi”.
E’ in qualche modo rassicurante credere a un’invenzione dei poteri forti anziché immaginare il mondo tenuto in scacco dalla malattia, un nemico ancora onnipresente e invincibile. Il ribelle Carlos Murgia si presenta come un cacciatore anarchico (facendo proseliti con un discreto numero di follower “ispirati” almeno quanto lui). Il barbuto guru aveva espresso teorie negazioniste sin dall’inizio e oggi cita l’Antigone di Sofocle ricordando che “esistono momenti in cui i diritti degli uomini vengono prima della legge degli uomini e questo è uno di quei momenti”. Sotto i suoi post il dibattito è sempre scoppiettante: qualcuno mette le mani avanti pronosticando che, in caso di seconda ondata infettiva, “ci rimprovereranno come bambini cattivi perché il virus è tornato per colpa nostra, non siamo stati attenti nel seguire le loro intelligenti indicazioni!”. Il poco velato riferimento è soprattutto all’uso della vituperata mascherina, che in questi mesi, pensando anche alla nebulosa riapertura delle scuole, ha visto scendere in campo gruppi di genitori ipocondriaci. Beatrice Celotti ammonisce: “Se i bambini devono tenerla a scuola per ore, qualsiasi cardiologo vi dirà che rischiano l’INFARTO”. Pasionari dell’allarmismo in deciso aumento, nonostante si sia detto da subito che le mascherine le porteranno soltanto insegnanti e personale ausiliario (tanto delle loro dermatiti, crisi respiratorie o INFARTI chissefrega) o forse nemmeno loro… chi lo sa, sul fronte scuola scopriremo tutto vivendo. Murgia rincara la dose instillando l’antico dubbio che personaggi come Trump, avendo previsto la pandemia già cinque anni fa, lo sapessero…. e perché? Del resto gli americani sono quelli del profetico film “Contagion” quindi facciamoci due domande, eh.
Ovviamente sui social ricevono solo insulti di demenza e servitù al potere le voci fuori dal coro come quella di Ramona Palabra, che lavora in ospedale e dice: “Peccato non avervi invitati a trascorrere il vostro tempo con me in ospedale nei mesi scorsi a trasportare morti accompagnati da un sacchetto di plastica con gli indumenti, che veniva bruciato insieme ai corpi e un foglietto con nome e numero di telefono per avvisare i parenti”. O come Cristina Badiali, che con quattro intubati in famiglia e una quindicenne positiva asintomatica sola a casa perché i genitori erano in rianimazione positivo, non ha avuto vittime tra i suoi cari grazie alla salvezza del distanziamento sociale.
Ma questi sono sussurri tra le urla dei complottisti. Un iger che si va chiamare Universo_antivirus sbotta: “In America azzoppano due negri e tutti indignati a manifestare, qua invece ci rinchiudono in casa, proseguono con il terrorismo e la dittatura sanitaria, ci impediscono di lavorare e viaggiare e nessuno dice ‘a’ anzi sono dalla parte di questi criminali in attesa del miracoloso vaccino!”
Il regista Massimo Scaglione zittisce ogni dissenso parlando di “colpo di stato dichiarato, ne usciamo solo con uno strappo alla dittatura, i caporali della politica hanno pianificato tutto per servire il capitale che nel frattempo sta uccidendo anche se stesso”. E dagli Usa Patricia Dorsaneo ora è certa che si stia attuando un progetto globale di tirannide (“wait and you’ll see”) in un distopico nuovo mondo di schiavi che neanche Aldous Huxley sarebbe stato in grado di prevedere così spietato.
Giuseppe Fani riesuma il sempreverde pericolo comunista: “Il nostro è un governo filocinese e quindi simpatizzante con la dittatura, lo stato di emergenza è utile per rimandare manifestazioni ed elezioni…”. E conclude con parole lievemente criptiche, almeno per il medio pensiero dei non illuminati: “Giuseppi si è rivelato con giacca e cravatta un vero dittatore, anche se con moderazione”
Sembra di ascoltare l’ineffabile Diego Fusaro, che, accusato da Fabio Salamida di “analfabetismo funzionale” per aver agitato lo spettro della quarantena, su Instagram insiste turboconvintissimo: “Analfabeti funzionali sono quanti non vogliono, non riescono o sono pagati per non capire che lo stato di emergenza prolungato è il primo passo per poter imporre d’imperio il lockdown”. Tra repliche e cori di “cazzaro”, Luca Negri è invece d’accordo: “Gli ospedali vuoti da due mesi e Conte proroga emergenza… viviamo in una barzelletta anzi in un incubo e le conseguenze le pagheremo noi”. Poi Scioscio, facendo eco alla richiesta del virologo Tarro di “nomi e cognomi” di chi proclama una fasulla emergenza sanitaria, scrive indignato: “Tarro, Montanari, De Donno, Zangrillo, una piccola lista di luminari non facenti parte del sistema che vengono continuamente screditati e considerati ciarlatani”.
Lo scrittore Massimiliano Parente invece è nostalgico e non teme il ritorno tra le mura di casa: “Quanto era bello il lockdown quando aprivo i social e vedevo tutta la vostra tristezza di stare in casa, mentre adesso postate foto di voi allegri nelle vostre spiagge di merda e a me mette una tristezza infinita”.
Amedeo Pingitore, psicologo e psicoterapeuta ideologicamente contrario a ogni tipo di restrizione personale anche durante l’acme dell’epidemia, commenta senza eufemismi: “Non esiste nessuna emergenza sanitaria, hanno soltanto una fottuta paura che possa cadere il Governo. I Padri Costituenti si rivolteranno nelle tombe”. Un golpe in piena regola anche per lui, dunque. E Anna Rastrelli fa eco: “Vi sembra corretto ragionare per decreti? Ma lo sapete cos’è la Costituzione?”
A ristabilire gli equilibri ci sono i catastrofisti. Laura Yael Cislaghi dice: “Pensavate che fosse finita? A Milano i casi non sono diminuiti, solo meno crisi respiratorie. Illuminati della mascherina al collo e politici degli assembramenti… vedrete che staremo sempre peggio”. Ma in risposta a queste e simili considerazioni, Marietta Corsini lancia anatemi fioriti di “four letters words” verso chi osi fare previsioni luttuose o dare numeri a sostegno di un letale ritorno della malattia.
Per Loredana Lipperini – sembra di capire da un suo post su Facebook – il prolungamento dello stato di emergenza ci sta tutto, poiché, uscita per prendere il gelato, si accorge come il caldo, le zanzare, l’ondeggiare di mascherine e i respiri, la fiacchino in un inquietante jet-lag del dopo quarantena. Siamo ancora in pericolo, pare suggerire Lipperini ricordando l’ultima intervista a Pier Paolo Pasolini, intitolata così – anche se allora a Furio Colombo PPP non parlava di virus ma descriveva una specie di spleen sonnolento e angosciato verso l’umanità. I veri saggi sono i bambini. Posta Claudia Grendene: “Mentre le ambulanze ricominciano a suonare troppo spesso, il mio piccoletto si consola commentando ‘mamma, ecco i soliti vecchietti che si disidratano’. E da lì misuro la sua paura”. Perché qualunque sia la nostra idea, di paura ne abbiamo tutti.