di Joe Lombardi
Red States e Blue States, ovvero Stati repubblicani e Stati democratici, grandi metropoli e periferie rurali… Tra i tanti contrasti dell’America è forse questo il più profondo. Eppure la consuetudine che vuole l’uso del colore rosso

per indicare sulla mappa gli Stati a maggioranza repubblicana e del blu per i democratici è relativamente recente. Il primo a parlare di ‘red states’ e ‘blue states’ fu un decano del giornalismo politico americano, Tim Russert, durante la copertura della campagna elettorale del 2000. Le mappe elettorali dell’America esistevano ovviamente anche prima del confronto tra George W. Bush e Al Gore, ma con una diversa palette di colori.
E’ un tema laterale, questo dei colori della politica, ma è comunque un dettaglio curioso sull’America che di fatto capovolge la tradizione delle grandi democrazie occidentali dove il rosso è in genere il colore dei partiti di sinistra e il blu dei partiti conservatori.
E prima del 2000 – e per tutto il ventesimo secolo – la regola valeva anche in America: sulle mappe i repubblicani in genere erano rappresentati con il colore blu. Non sempre. Nel 1908, parlando della vittoria di Theodore Roosevelt del 1904 il New York Times pubblicò una cartina a colori usando il blu per i democratici e il giallo per i repubblicani.
Con l’avvento della televisione e con il preciso intento di evitare di dare un simbolo ai colori utilizzati nelle mappe politiche, i grandi network americani hanno mescolato le carte ogni quattro anni. Gli stati vinti dal democratico Jimmy Carter sulla mappa di Nbc erano illuminati di rosso, quelli vinti da Gerald Ford di blu. Nel 1980, quando Ronald Reagan vinse in 44 Stati su 50 il suo colore era blu al punto che la mappa sembrava “una piscina” ai commentatori di Nbc. Cbs, al contrario, nello stesso periodo usò il rosso per i repubblicani e il blu per i democratici. Abc il giallo e il blu, ma alternando il riferimento ai partiti ogni quattro anni.
La particolarità dell’elezione del 2000 è forse all’origine della standardizzazione. Il confronto tra Gore e Bush era talmente incerto, il risultato al punto imprevedibile che la cartina dell’America e l’aritmetica sulla spartizione dei grandi elettori stato per stato assunse un ruolo di primo piano.
Ormai la dicotomia di Red States e Blue States se ne porta dietro molte altre. America delle città e america rurale, America laica e multietnica e America ultrareligiosa, America che limita la diffusione delle armi da fuoco e far west. L’America che riconosce il diritto al matrimonio tra gay e l’America che lo mette al bando a suon di emendamenti costituzionali.
Russert, che ha coniato i termini, merita una parentesi nella parentesi. Capo dell’ufficio di Washington di Nbc ha condotto per quasi vent’anni il programma ‘Meet the Press’, il più importante e seguito dei talk show politici trasmessi la domenica mattina dai network americani. E’ scomparso all’età di 58 anni nel giugno del 2008 e ha mancato l’evento politico più importante del decennio: l’elezione di Barack Obama.
Va detto che la colorazione della mappa vale esclusivamente per la politica presidenziale, e sarebbe diversa se anziché gli Stati si considerassero i seggi del Senato o i distretti che eleggono i parlamentari della Camera. Accade molto spesso che repubblicani siano eletti al Congresso in Stati blu e viceversa. Nella politica locale e nel voto amministrativo (sindaci e governatori) la mappa è ancora più differenziata: New York, una delle città più democratiche d’America, ha una lunga tradizione di sindaci conservatori.