di Rossana Muraca
La pandemia mondiale con i suoi effetti di incertezza ci ha “spogliato” di tutto. L’essenziale ha sostituto, in maniera naturale, il patinato e il griffato nel settore della moda e del made in Italy.

Nel giro di qualche mese le Rockstud della Maison Valentino sono state soppiantate dalle scarpe da tempo libero con il marchio “discount” Lidl; lo stile out of bed e Normcore ha dominato negli outfit da videochiamata.
La maglieria poi, ha vinto su tutto per la sua naturale comodità che non rinuncia mai allo stile. Nel look sporty chic e loungewear, infatti basta abbinarci un paio di legging
o di jeans e un piumino e si è a posto anche per uscire con il cane e fare piccole passeggiate in zona rossa.
In pandemia mondiale siamo diventati tutti più mistici. Il sentimento di incertezza ha portato le persone a rivolgersi all’astrologia e agli amuleti in cerca di una guida e di protezione. Dopo l’apparizione di Meghan Markle con una collana contro il malocchio, le ricerche di questo gioiello sono aumentate del 58% a maggio.
Inoltre, con le maschere viso come nuovo accessorio del nostro outfit quotidiano, i nostri armadi hanno fatto il pieno anche di altri articoli a tema “siamo in guerra”. Uno degli articoli più acquistati sono stati gli stivali militari.
Il 2020 è stato, anche dal punto di vista del fashion, un anno davvero particolare che ha costretto il settore comunque a reinventarsi: dall’Alta moda al fast fashion.
Lavinia Biagiotti, in seguito all’emergenza sanitaria e alle conseguenze sulla moda ha dichiarato: “Bisogna progettare il futuro ogni giorno, perché è importante dare forma ai sogni con progetti concreti, altrimenti rimangono impigliati nelle nuvole. Dobbiamo sviluppare prodotti, abiti, tessuti che durino di più, ripensare alla longevità”.

A causa del Covid le fabbriche si sono fermate, le vendite si sono ridotte, le sfilate, motore della filiera e fulcro del turismo mondiale sono saltate. Molti negozi in franchising hanno chiuso, basti pensare a quelli della catena Zara.
Gli acquisti online invece sono triplicati.
Le icone di stile sono diventate influencer e attrici: da una parte Barbie Chiara Ferragni e dall’altra, la social media manager, Emily in Paris, protagonista di una serie in onda su Netflix.
Coco Chanel diceva: “La moda riflette sempre i tempi in cui vive” – questo vale anche se i tempi sono assai bui, come quelli in cui stiamo vivendo in questi giorni.
Se nel pre-covid, lo shopping terapeutico di abiti e accessori calmava i malumori e favoriva una ripresa del morale, in tempi di guerra virale la moda da surviver, è diventata fai-da-te, non solo per le “Desperate Housewives” di casa nostra ma anche per le modelle più quotate come: Gigi e Bella Hadid, Emily Ratajkowski, Bianca Balti, Kendall Jenner che hanno sfilato su passerelle virtuali, per la prima volta senza pubblico.
L’haute couture in tutto questo caos ha tamponato l’effetto olistico di esclusiva per pochi trasformandosi e avvicinandosi alla gente comune.
Infatti da eventi esclusivi, l’Alta moda dei grandi stilisti è diventata uno spettacolo da vedere in tv. È stata questa la trovata rivoluzionaria di re Giorgio Armani che ha presentato la sua collezione nel piccolo schermo abbattendo le logiche dello “streaming” del web e dei social media.
Dall’altra parte poi ci sono stati altri eventi come: il Photo Vogue Festival, organizzato da Vogue Italia che si sono digitalizzati, così come alcune collezioni che sono passate per le piattaforme digitali di Skype e Zoom.
“Il mondo sta cambiando e con esso anche la moda” avrebbe detto Anna Wintour, protagonista del film: “Il Diavolo veste Prada” e avrebbe concluso il discorso con il suo gesto veloce delle mani che accompagna un appena sospirato: “È tutto” (sinonimo di grazie e arrivederci).