No, per me non sarà un anno da dimenticare. Non pensavo più di diventare madre, men che meno nel pieno di una pandemia. Fantascienza, avrei detto poco più di un anno fa. E invece, contrariamente a ogni previsione, lei, mia figlia, ha deciso di venire al mondo nell’anno più

funesto del millennio, regalandomi una delle gioie più grandi e inattese. Sì, un po’ mi vergogno di questa felicità. Ingiusta, immeritata, forse stonata.  Mi sento una ladra, un cigno nero, un violino scordato. Ho avuto tanto in un periodo in cui a molti sono stati tolti affetti, salute, libertà. È nata in estate, quando col prosciutto sugli occhi pensavamo che il peggio fosse alle spalle. Mi consolo pensando che la mia bimba in fondo è un regalo del 2019: è stata concepita quando eravamo ancora liberi di pensare con boriosa superficialità alla noia delle tombolate di Natale e degli interminabili pranzi con i parenti. Cosa augurarle? Centinaia di noiose tombolate in buona compagnia, senza preoccuparsi degli aerosol infetti che si perdono nell’aria calda e viziata. La boriosa superficialità no. La butteremo assieme alle robe vecchie e cattive di questo imprevedibile 2020.

di Alessandra Moraca