2003-2007. Sono gli anni in cui l’odore del giornale di carta è ancora forte e predominante. La mia prima esperienza da cronista nasce con il Quotidiano della Calabria proprio in quegli anni. Ero alle prime armi, giovane ed inesperta,

ma avevo tanta grinta ed entusiasmo, tanta voglia di fare ed imparare. La mattina me ne andavo in giro per la città a caccia di notizie, l’agendina e la penna sempre con me. I pomeriggi li passavo a scrivere incessantemente, seguire dibattiti politici interminabili per poi correre in redazione e buttare giù il pezzo velocemente per poterlo impaginare in tempo.
Imparai allora le prime parole utilizzate nel gergo giornalistico. Quella che mi è rimasta più impressa è “bucare” una notizia, che era diventata poi la mia ossessione, cioè non pubblicare una notizia e lasciarsela scappare.
Un’esperienza di formazione professionale e umana, che oggi, a distanza di anni, con un nuovo lavoro, una sensibilità e consapevolezza nuova, fa riemergere ricordi emozionanti. La mia prima visita al campo Rom di Lamezia Terme, da sola, accompagnata dalla voglia di raccontare quello che i miei occhi vedevano e di ascoltare la voce delle persone che vivevano in quel posto, ai tempi spesso oggetto di interpellanze parlamentari e fortissime denunce (ricordo in particolare quelle appassionate di Nichi Vendola). Documentare le proteste al Cpt, l’allora Centro di permanenza temporanea, un altro luogo di aspri scontri per la difesa dei diritti umani e la mia prima intervista al parlamentare Giovanni Russo Spena. Andare al commissariato di polizia e alla caserma dei carabinieri per avere il comunicato stampa e le foto a corredo di un fatto di cronaca. Sono gli anni in cui intervisto e conosco per la prima volta Gianni Speranza, che diventerà , oltre che un mio grande amico, il sindaco di Lamezia Terme. Altro che digitale, c’era ancora un approccio al mestiere di tipo analogico. Senza l’immediatezza dei social e dirette live da pubblicare su instagram e facebook. Ricordo con affetto il mio primo coach, Pasqualino Rettura, e poi Astolfo Perrongelli, giunto da Cosenza a Lamezia in quegli anni per guidare la redazione di Lamezia Terme. Con noi c’era anche Pasquale Roppa, il prof. Si creò un bel clima, un bel team. Un lavoro appassionante, di grande responsabilità e impegno da parte di tutti, in cui a volte, per il carico di tensione, sorgevano piccole e animate discussioni che finivamo sempre in risate e chiacchere spensierate. Come quella volta che lavorai a Pasquetta, protestando sonoramente contro Astolfo, perché volevo il giorno libero. Tutto si risolse serenamente: con una cazziata ricevuta, ma, soprattutto, con un sorriso.
Maria Murone