La censura di Facebook scatta quando si ravvisano post, messaggi, commenti, foto e video che includono atti di violenza reale. Il social network fa riferimento a sei categorie: suicidio o autolesionismo; nuditĂ e sfruttamento sessuale di bambini; sfruttamento sessuale di adulti; bullismo; molestie; violazione della privacy e diritti di privacy sulle immagini. Non vengono

tollerati e, quindi, vengono rimossi i contenuti che incoraggiano il suicidio o l’autolesionismo, che sfruttano sessualmente o mettono in pericolo i bambini, che esprimono o promuovono la violenza sessuale, finalizzati a denigrare le persone, insulti, messaggi di incitazione alla morte e la pubblicazione di informazioni personali di terzi senza il loro consenso.
Le eccezioni sono poche. Facebook ammette ad esempio il dibattito sul suicidio, l’autolesionismo e il bullismo purché le opinioni non incoraggino in tal senso. Se si riceve un messaggio del tipo “Abbiamo rimosso un contenuto che hai pubblicato” o “Ti è stato temporaneamente impedito di pubblicare contenuti per le prossime 24 ore” si è vittima della
censura di facebook. Questi provvedimenti scattano quando vengono violate le regole stabilite dal social network che noi abbiamo accettato con la nostra iscrizione. L’iscrizione a Facebook è vincolata all’accettazione del regolamento che dice agli utenti cosa è permesso fare e cosa no.  La trasgressione di queste condizioni d’uso comporta una sanzione come l’eliminazione del contenuto, il blocco temporaneo del profilo o il ban permanente.  I casi di rimozione post e ban temporanei di account stanno diventando sempre più frequenti.
Spesso i post vengono rimossi dietro altrui segnalazione e il social nell’accettare o meno le segnalazioni commette errori. Il tempo medio che un moderatore impiega per decidere se un contenuto rispetta o no le linee guida è di circa 10 secondi, ciò a causa della mole immensa di segnalazioni da controllare ed al numero ridotto di moderatori. Facebook ha dimostrato di essere sensibile alle richieste dell’opinione pubblica, perciò è importante che siano gli utenti a pretendere maggiore trasparenza.
Maria Giovanna Bloise