La Sindrome dell’Eroe o il Complesso del Salvatore risalta quando ci troviamo di fronte a qualcuno che sente l’irresistibile ed irrefrenabile bisogno di “salvare qualcuno” … di aiutare gli altri. Sempre!

Si assiste alla consapevole o inconsapevole ricerca nell’avvicinarsi emotivamente (e fisicamente) ad individui bisognosi di aiuto, perché il “nostro eroe” si trova sempre pronto ad aiutarli, a sostenerli a costo di sacrificare i bisogni personali, i propri desideri e le sentite aspirazioni.

Naturalmente, anche se estremamente positive, tutte le azioni estremizzate possono trasformarsi in atteggiamenti pericolosi e rischiosi per chi li mette in atto, ed anche per chi li riceve.

Se analizziamo, infatti, in maniera meticolosa il comportamento dell’Eroe possiamo mettere in luce alcune caratteristiche peculiari, come ad esempio:

  • il farsi condizionare in modo eccessivo dal comportamento bisognoso dell’altro e, contemporaneamente, gestirne la vita mettendo in atto comportamenti di controllo come il fare azioni per la salvezza e per il bene del partner.
  • l’aver bisogno dell’altro per attribuirsi un valore: l’Eroe ha bisogno di una vittima da salvare perchĂ© è solo attraverso il ruolo di salvatore dell’altro che egli mantiene un’Immagine di SĂ© Ideale (indipendente, forte e di valore). Tale dinamica, però, non consente al suo vuoto affettivo di uscire allo scoperto e cela a sĂ© stesso e agli altri l’Immagine di un SĂ© Reale (dipendente, bisognoso, fragile e di scarso valore).
  • l’avere come fulcro non l’altro, ma il ruolo che egli si assume nella relazione con l’altro: motivo per cui si lega a partners richiedenti cure e attenzioni o “malati d’amore”, sentendosi appagato solo dal prendersi cura di una persona palesemente bisognosa, da guarire a tutti i costi.
  • l’avere una bassa autostima (la sua autostima si lega alla sua capacitĂ /incapacitĂ  nel riuscire a “guarire” l’altro attraverso i suoi comportamenti controllanti);
  • il manifestare disinteresse per i propri bisogni ed eccessiva attenzione ai bisogni dell’altro, assumendosi la responsabilitĂ  della vita dell’altro costruendo relazioni simbiotiche;

Riassumendo abbiamo, quindi, un “Eroe fittizio” con una bassa autostima ed uno scarso valore di sé stesso, che instaura relazioni simbiotiche e fusionali, e vive la relazione con la continua paura di perdere l’altro. Sente un bisogno costante di approvazione e di rassicurazioni rispetto al valore di sé e un forte desiderio di dare agli altri un’immagine positiva di sé stesso.

Nella relazione con l’altro, il “Salvatore” si assume la responsabilità di entrambi e per entrambi, arriva a sentirsi necessario per l’altro, amato e voluto perché indispensabile all’altro.

Il cardine su cui sarà basata la relazione vissuta non è la persona, non è il suo Essere, ma la sua funzione, il suo Fare.

E’ attraverso il Fare, attraverso il controllo dell’altro, che l’Eroe aumenterà i suoi tentativi di salvezza dell’Altro per restituire a sé stesso un’Immagine di Sé valida, potente e capace; la relazione, per questo motivo, non potrà che essere simbiotica e fusionale… per dirla in parole esplicite si vivrà una relazione disfunzionale e tossica. Perché l’equilibrio di una coppia sana, matura, libera e interdipendente si fonda sempre sul dialogo, sul rispetto di sé stessi e sul riconoscimento dell’altro come individuo prima che come partner.

Ed invece, in questo caso siamo di fronte ad un Eroe … che vive una vita con delle scene drammatiche all’interno delle quali ci sono delle vittime da salvare (i partners). E meno male che in queste tragedie esiste lui (il nostro eroe) che riesce ad iper-controllare il controllabile e che a furia di crogiolarsi nel vittimismo altrui, finisce per risultare superbo, prevaricatore, orgoglioso, insolente e con forme acute di arroganza, ma che al di là di tutto rimane sempre un Eroe!

Rossella Palmieri