Nel dopo Covid ci sarà bisogno di molto denaro e l’Unione europea pensa che un modo per trovarlo sia quello di ridurre l’elusione dell’imposta sulle società, le frodi sull’Iva transfrontaliera e l’evasione fiscale, slealtà che costano agli Stati alcune centinaia di miliardi l’anno.

Non a tutti gli Stati, per la verità: alcuni infatti – come Irlanda, Paesi Bassi o Cipro – attraggono imprese e investimenti abbassando le aliquote fiscali, in qualche caso quasi azzerandole. Una forma di concorrenza sleale che ora l’Unione ha deciso di combattere, superando i veti e gli obblighi di unanimità. Ieri i commissari Dombrovskis e Gentiloni hanno annunciato l’intenzione di arrivare in tempi rapidi a un nuovo quadro fiscale comune, con una equa ripartizione dei diritti di tassazione tra gli Stati e il contrasto delle società di comodo.
Sarebbe un passo decisivo per il rafforzamento politico dell’Unione, che già in altri settori – come quello delle norme sulla concorrenza, sull’economia digitale, sulla salute dei consumatori o sull’ambiente – ha dimostrato di saper plasmare il mercato globale.
Per apprezzare la rilevanza delle scelte europee nel resto del mondo è utile la lettura di “Effetto Bruxelles”, scritto da Anu Bradford della Columbia University e pubblicato in Italia da Franco Angeli. E’ singolare che si debba attendere un saggio scritto in America per ribaltare la narrazione diffusa di un’Europa in declino .
Paolo Pagliaro