Ogni tempo ha i suoi eroi, ma ci sono eroi senza tempo mi verrebbe da dire. Oggi siamo davanti ad un’ipocrisia gigantesca, la classe dei medici, mai vista come una classe da sostenere e da aiutare nel nostro Stato, oggi diventa la classe più eroica, i ‘soldati bianchi’ che affrontano faccia a faccia il coronavirus.

Mi viene però spontaneo includere fra queste persone eroiche anche le forze dell’ordine, in prima linea contro quello che è un virus più visibile del COVID-19 e che aumenta giorno dopo giorno: il virus della stupidità. I dati di questo virus aumentano ogni giorno di più, e sono i nostri eroi, stavolta soldati veri, a cercare di arginare il problema e far scendere la curva del contagio. Nell’ultimo periodo sono stati effettuati migliaia di controlli e migliaia di sanzioni. Può sembrare un numero ristretto, ma è assolutamente enorme se vengono confrontati con i controlli delle settimane pre-virus. Così come i soldati bianchi, anche quelli veri hanno avuto e hanno tuttora i loro problemi: la mancanza di mascherine, lo stress dovuto a turni stenuanti e quel contatto giornaliero col pubblico, che spaventa sia dal COVID che dalla stupidità, come dicevo prima. È diventato virale il video di un ciclista che si oppone ai controlli delle forze dell’ordine con scusanti e motivazioni fuori luogo, così come è diventato virale il video di un ragazzino che urla e si agita contro due carabinieri, scene che vengono riprese raramente, ma che le forze dell’ordine sono costrette a vedere ogni giorno, tutti i giorni. Guardando questi video mi soffermo sulle reazioni degli agenti, alcuni guardano il collega affianco, altri cambiano immediatamente espressione non appena si accorgono di ciò che sta accadendo: hanno dinanzi a loro un contagiato dal virus della stupidità che, puntandogli un telefono in faccia, inizia a sparare idiozie. Immagino quante ore siano stati a controllare le persone prima dello scemo di turno, e proprio grazie a questo mio pensare mi rendo conto che è necessaria una pazienza di ferro per poter fronteggiare tutto ciò nel miglior modo possibile. Voglio anche analizzare un altro aspetto: quello delle forze dell’ordine che non si vedono per le strade, ma che stanno facendo un grande lavoro all’interno delle caserme, un lavoro che neanche possiamo immaginare. Alle chiamate che arrivano in tempi normali si aggiungono quelle che arrivano per l’emergenza, ai dati sui controlli si aggiungono nuove misure adottate, alle richieste di soccorso se ne aggiungono altre, una situazione difficile che viene giornalmente gestita da queste persone. La mia speranza è che possa cambiare il modo di vedere gli agenti delle forze dell’ordine da parte di alcuni soggetti, che li vedono come nemici; avendo un padre tra le forze dell’ordine posso garantire con assoluta certezza che la loro unica preoccupazione è riuscire a garantire la nostra sicurezza nel miglior modo possibile, certamente, come in ogni melo ci sono le mele marce, ma ciò non vuol dire che si debba fare di tutta l’erba un fascio e soprattutto ciò non autorizza a fare ciò che si vuole in città e a deriderli quando fanno il loro lavoro. Una società che si rispetti tiene alle proprie forze dell’ordine e si prende cura di loro, capendo l’importanza del ruolo che ricoprono, una società ideale che in Italia pare ancora lontana, chiudo quindi ringraziando tutti gli uomini e le donne in divisa che in questo momento di particolare bisogno sono al nostro fianco, non per multarci, ma per proteggerci.
Giuseppe Pio Raho