La notte tra sabato e domenica 31 ottobre segna il passaggio dall’ora legale all’ora solare. Quando saranno le 3 del mattino, le lancette andranno tirate indietro di un’ora per chi ancora utilizza orologi o sveglie meccaniche. La maggior parte di tablet, telefonini e cronografi digitali sono invece predisposti per effettuare automaticamente l’operazione.

Manualmente o meno, quel che conta è che si tornerà indietro di sessanta minuti, dunque alle 2 del mattino. “Si dormirà un’ora in più” si sente ripetere inappropriatamente, sarebbe più opportuno dire che si avrà un’ora di buio in più a disposizione che molti, questo sì, trascorreranno dormendo. Per contro, su una cosa non c’è dubbio: ci sarà un’ora di luce in meno al pomeriggio con il buio anticipato a rendere le giornate ancora più corte. Allo stesso modo avremo un’ora in più di luce la mattina. Come ogni anno, l’ora solare resterà in vigore fino alla prossima primavera, per la precisione fino alla notte tra sabato 26 marzo e domenica 27 marzo 2022 quando le lancette andranno tirate avanti, sottraendo un’ora di potenziale sonno.

I passaggi dall’ora solare a quella legale rispondono all’esigenza di avere più luce a disposizione durante il giorno e risparmiare dunque energia elettrica. Un’esigenza che ogni Paese avverte in maniera diversa a seconda della disponibilità di luce. Di fatto, parliamo di convenzioni umane che possono ancora mutare come sono già cambiate nel corso dei secoli. Basti pensare che solo dal 1996 tutti i paesi dell’Unione europea, più la Svizzera e i paesi dell’est Europa, adottano lo stesso calendario per l’ora legale, nonostante le polemiche di alcuni stati membri. Fino all’ottobre 2011 anche la Russia era agganciata a questo sistema di cambio ora, poi è passata a sperimentare l’ora legale permanente, arrivando infine a ripristinare invece l’ora solare quale orario di riferimento per tutto l’anno (ora solare permanente).

Da tre anni è in corso un dibattito in seno ai paesi dell’Ue – dove esistono tre fusi orari – per abolire l’ora solare e mantenere per tutti i 12 mesi l’ora legale, il contrario di ciò che ha fatto la Russia. La pandemia ha congelato la discussione, complice anche il mancato accordo tra i Paesi, tra i quali c’è chi preferirebbe mantenere l’orario estivo per l’intero anno. Ogni ipotesi di armonizzazione dell’ora e dei fusi orari incontra sempre molte difficoltà, dal momento che a seconda della latitudine  e della longitudine gli interessi dei paesi membri sono differenti L’Italia non ha ancora espresso un parere ufficiale. 

L’applicazione dell’ora legale ha determinato un risparmio pari a 400 milioni di kWh, cioè quanto il consumo medio annuo di elettricità di circa 150 mila famiglie. Traducendo i dati di consumo in euro, il risparmio economico, secondo Terna, sarebbe stato di circa 66 milioni di euro. Considerando che nel 2020 i consumi sono stati più contenuti rispetto alla media a causa del lockdown e che, per la stessa ragione, il prezzo dell’energia elettrica era molto basso, in anni con consumi standard e prezzi alle stelle, come quello attuale, misure come l’ora legale sono fondamentali per promuovere il risparmio energetico. Non solo: meno consumi, significa anche minore impatto sull’ambiente.

Sul lungo periodo, tra il 2004 e il 2020, l’ora legale ha portato a un risparmio per i cittadini di 1 miliardo e 720 milioni di euro. 

Il fronte nordico

Tutto questo non ha alcun peso per i paesi che si trovano più vicini al Polo Nord, e quindi hanno giornate cortissime nella stagione fredda, e lunghissime durante quella calda. In Finlandia, ad esempio, nei giorni più lunghi, il sole sorge prima delle quattro del mattino e tramonta quasi alle 23.00. L’ora guadagnata quindi non serve né ad avere più luce alla sera né a risparmiare sul fronte energetico. Quindi questo balletto con le lancette per loro è solo un disagio.