Un altro po’ di pazienza e anche questa esaltante estate di premi giornalistici va in archivio. Un pensiero speciale alla minoranza che è rimasta all’asciutto, le mie più sentite congratulazioni, arrivare a settembre e restare immacolati è segno di grande classe.

Un mio illustre direttore editoriale di molti anni fa ci confidò una sera la sua curiosità: da 25 anni non scriveva più pezzi sulla mafia e ancora continuava a ricevere riconoscimenti come se avesse redatto un articolo il giorno prima. Misteri. Tante felicitazioni senza invidia all’esercito dei premiati, spesso per meriti sconosciuti agli addetti ai lavori. Conosco, stimo e apprezzo centinaia di colleghi che meriterebbero qualcosa di più di un riconoscimento affrettato, quando l’armata delle giurie ne scoprirà uno, uno solo, allora sarò davvero soddisfatto. Per il resto va bene così, godiamoci questi premi, sempre importanti in un momento di gravi problemi e scarso gradimento per la categoria, ma senza prendersi troppo sul serio. Nel nostro lavoro gli esami non finiscono mai e una targa o una coppa non sono il jolly di Giochi senza frontiere.

Roberto Marino