La buona notizia è che assorbenti, tamponi e coppette mestruali non saranno piĂą considerati beni di lusso e l’imposta sul valore aggiunto per questi prodotti sarĂ ridotta (dal 22 al 10%) anche in Italia. Il taglio è giĂ inserito nella manovra 2022, ma la battaglia per quella che viene considerata una discriminazione di genere – particolarmente pesante per i suoi effetti economici – è lunga quasi cinquant’anni. Introdotta nel 1973 con un’aliquota del 12%, la tampon tax è lievitata negli anni fino all’attuale percentuale, che la posiziona nel settore luxury, e infatti il motto della protesta femminile ricorda che “il ciclo non è un lusso”. Supertassati anche i pannolini per bambini e anziani, una sottocategoria che l’immaginario comune collega ancora una volta alle donne, perchĂ© si sa che i figli sono affare della mamma e pure la cura dei nonni.

Piccolo dettaglio per capire di cosa stiamo parlando: le lamette da barba sono classificate come bene primario, con un’aliquota del 4%. Invece, che bisogno abbiamo noi di uscire, lavorare o vedere gente in quei giorni? Quando arriva il ciclo, basterebbe restare chiuse in casa con il nostro sangue, a lavare gli indumenti intimi e aspettare che passi.
Lo scenario internazionale vede l’Italia ancora una volta indietro (cosa che, trattandosi di diritti e parità di genere, non stupisce). A fare peggio sono soltanto gli scandinavi, con una tassazione d’oro al 25%. Per il resto, nei paesi europei la tassa sui prodotti igienici femminili non supera il 7%, con l’acme del Regno Unito, dove quest’anno è stata cancellata. In Canada, Australia e molti stati americani, tra cui quello di New York, ed è stata abolita persino in India. In Kenya, dove le ragazze che non potevano permettersi gli assorbenti erano costrette ad assentarsi dalle lezioni scolastiche per i fatidici giorni mensili, i tamponi sono ora distribuiti gratuitamente nelle scuole. Un’iniziativa di welfare che da noi esiste soltanto come singolo esperimento dal basso in qualche istituto che adotta il “tampone sospeso” (inconfondibili bustine rosa lasciate dalle studentesse per altre ragazze che possano averne bisogno, in un apposito box che si aggiunge a quelli, ancora avanguardisti, che in qualche scuola osano la distribuzione di profilattici).
Sul fatto che gli assorbenti, proprio a causa di quest’Iva spropositata, costino un botto, concordano tutte le donne italiane. Ma la comunità femminile riesce incredibilmente ad essere divisa anche su un interesse che dovrebbe essere globale e senza eccezioni. L’ultima polemica colpisce la cantante Francesca Michielin, che ha dichiarato di spendere 15 euro mensili in prodotti per il ciclo. Eppure molte donne hanno guardato il dito anziché la luna, ironizzando sul fatto che Michielin l’abbia sparata grossa e che comunque lei quella cifra se la può permettere quindi la sua doglianza sarebbe fuori luogo.
A proposito di salute (e tabu’) femminili, questo snobismo al contrario con una buona dose di omertà si era già visto negli ultimi mesi a proposito di endometriosi e vulvodinia, due patologie che interessano il 20% delle giovani donne tra i 25 e i 35 anni ma di cui si fatica a parlare, nonostante limitino fortemente la dimensione sociale e intima e possano precludere la maternità . Lo hanno raccontato due donne dello showbiz, la modella Giorgia Soleri e Guenda Goria (figlia di Amedeo e Maria Teresa Ruta), condividendo sui social il percorso terapeutico che le ha portate in sala operatoria. Il risultato? Sono state accusate di esibizionismo.
Tornando a Francesca Michielin, la sua uscita ha evidentemente dato fastidio a qualcuno se, invece di mettere al centro dell’attenzione la tampon tax, c’è stato chi le ha contestato pure di aver usato la schwa in uno dei passaggi del suo intervento… Non dimentichiamo che le mestruazioni sono infuocato terreno di scontro sul gender, con la nuova diatriba sull’uso delle espressioni “persona mestruata” o “persona con il ciclo” per definire le femmine biologiche senza ferire chi s’identifica donna ma non ha la vagina (e quindi neanche il mestruo) o le sorelle in menopausa. L’ultima a finire sotto accusa è stata la scrittrice J.K. Rowling, che ha coniato sarcasticamente termini alternativi a women come “wumben”, “wimpund” e “woomud”. A chi l’ha tacciata di transfobia, la mamma di Harry Potter ha replicato: «Conosco e amo le persone trans, ma cancellare il concetto di sesso significa rimuovere la capacità di molti di discutere in modo significativo delle loro vite. Dire la verità non vuol dire odiare».
E’ vero, esistono assorbenti che costano poco, e dipende dal brand. Ma stavolta la marca non è un capriccio. I prodotti low cost sono di solito realizzati con materiali insostenibili, ad esempio, per le donne che soffrono di allergie. Chi ha necessità di prestazioni igieniche speciali non può andare a convenienza, deve spendere di più. E se in famiglia le donne sono tante, il budget supera persino quello citato dalla cantante. Anche per questo – e per dare un crisma di sostenibilità al provvedimento (non sia mai che si faccia semplicemente qualcosa per migliorare la vita delle donne) – l’orientamento italiano nel 2019 era quello di ridurre la tassa solo per gli assorbenti compostabili, premiandone l’uso favorevole all’ambiente. Peccato che i loro costi (come quelli della coppetta mestruale) siano esorbitanti e assolutamente irraggiungibili per chi ha un reddito basso. La qualità a caro prezzo riguarda ovviamente anche progetti encomiabili come quello di She’s Eve, marchio etico creato dall’imprenditrice Tanya Puncuh ispirandosi agli assorbenti realizzati dalle donne asiatiche e africane con stracci e imbottiture di cuscini e materassi: si tratta di panni lavabili che possono essere riutilizzati fino a due anni, realizzati con tessuti di scarto ma pregiatissimi, offerti dalla maison Gucci. Per scoprire se davvero la decurtazione dell’Iva sarà estesa a tutti i tipi di assorbenti, compresi quelli brutti e cattivi, dovremo attendere l’approvazione della manovra.
Nel frattempo, in un altro paese renitente, la Germania (dove fino a ieri gli assorbenti erano tassati al 19% mentre libri e oggetti artistici si fermano al 7%) la start up Female Company, s’è inventata un astuto sotterfugio con il “tampon book”, un libro di aneddoti sulle mestruazioni che costa circa 3 euro e comprende un allegato di 15 tamponi a copia. La leggenda vuole che il successo di vendite del libro – molto piĂą conveniente dell’acquisto degli assorbenti nei supermercati – abbia poi indotto il Governo ad abbassare la tassa al 7%. Ma restiamo in Italia. A Bologna qualche giorno fa il collettivo femminista Laboratorio Cybilla ha organizzato un raid nei supermercati rovesciando a terra gli assorbenti sugli scaffali e poi lasciando pacchi gratuiti nei bagni dell’universitĂ . Queste donne, però, non si accontentano del taglio fiscale e puntano alla mutabilitĂ dei prodotti igienici per il ciclo mestruale. Un’utopia, probabilmente, quasi roba ai confini della realtĂ . Come sembra fantascienza – e invece purtroppo è tutto verissimo – la degenerazione dei riti ancestrali sul periodo femminile, tra gioielli-reliquia che conservano il sangue mestruale e terribili torte kitch delle mamme pancine che celebrano il menarca delle figlie. Sanguinerai con gioia e, se non potrai comprarteli, sopporterai orgogliosamente il sacro flusso senza assorbenti.
Isabella Marchiolo