La neve della pretattica s’è sciolta. Adesso si fa sul serio. Berlusconi probabilmente ha capito che la sua pretesa era ed è così ingombrante da non poterla sopportare. Salvini e Meloni lo sapevano e, forse, hanno fatto finta di stare al gioco perché, declinare l’unità di uno schieramento, era ed è un valore in sé. Purtroppo per loro scarseggiano in personale umano. E, ora, sfogliando i petali è rimasto solo Mario Draghi.

L’ha spiegato l’economista Aberto Quadrio Curzio su Huffpost che, a un certo punto, scrive: « Il 28 ottobre 2019 Draghi si congedò dalla Presidenza della Bce con una “cerimonia” tanto forte ed istituzionalmente emblematica nella sostanza quanto semplice nella forma esteriore. Presero allora la parola, nell’ordine, la cancelliera Angela Merkel (parlando tedesco), il presidente Emmanuel Macron (parlando francese), il presidente Sergio Mattarella (parlando italiano). Rappresentavano i tre grandi Paesi co-fondatori della attuale Ue ed Eurozona. La differenza è che dal 2015, quando il presidente Mattarella entrò in carica, la Germania ha avuto un cancelliere (solo da poco cambiato), la Francia un presidente della Repubblica (una volta cessato il mandato di Francois Hollande), l’Italia cinque Governi. Eppure quel giorno del 2019 la “anomalia italiana” non si percepì per il prestigio di Mattarella e per il ruolo dell’Italia nella storia e nel presente della costruzione europea. Anzi l’Italia ebbe quel giorno un riconoscimento forte e sincero perché Draghi “l’italiano” aveva rafforzato con l’euro anche l’identità europea nei difficili 8 anni di Presidenza della Bce».

Bruno Gemelli